Wednesday, November 28, 2007

Incontro con Laura Pasetti - Le tre sorelle

Sabato 1 dicembre alle ore 11 in aula 13 Laura Pasetti, interprete di Masha
ne "Le tre sorelle" di Cechov in scena al Teatro Strehler in questi giorni, parlerà della
messa in scena, della regia e del percorso di preparazione dello spettacolo.

La lezione del corso del triennio avrà luogo dalle 10 alle 11
Il ricevimento studenti avrà luogo dalle 9 alle 10

La trama
Ol'ga, Masha, Irina e Andrej Prozorov vivono soli dopo la morte del padre. Ognuno di loro ha le proprie frustrazioni e non riesce a comunicare con l'altro: Ol'ga è annoiata del suo lavoro come maestra, Masha non ama suo marito Kulygin ma è innamorata, ricambiata, di Versinin, sposato, con due figlie, e una moglie che tenta il suicidio svariate volte; un uomo innamorato, ma che infine deve congedarsi da Masha, la donna che ama. Irina è la minore delle sorelle e il suo desiderio di andare a Mosca per liberarsi della solitudine è talmente grande che accetta di sposare il barone Tuzenbach anche se non l'ama, ma quest'ultimo muore in duello ucciso da Soliony, altro pretendente di Irina. Andrej aspira a diventare un professore di cattedra universitaria, ma sposa una donna insensibile e meschina, Natasha, e si chiude in se stesso e nella sua infelicità (nonostante abbia tre sorelle, confida le sue pene al vecchio usciere Ferapont che è sordo). Una storia in cui essenzialmente non accade nulla, dietro cui si cela però una profonda analisi dell'animo umano e dei suoi turbamenti, che Cechov analizza in maniera incomparabile.

Recensione dello spettacolo
Si apparecchia per un pasto che non verrà consumato. Si portano valige vuote per un viaggio che non verrà intrapreso. Si parla di un futuro felice e più consapevole che non ci comprenderà. Nell’impossibilità ad agire, nella difficoltà ad entrare in contatto, nella diffusa necessità di fuggire una vita che stenta a rivelarsi, Anton Cechov ripone speranze e dubbi sul futuro dell’umanità. La scienza chiarirà il presente solo in un lontano futuro, la Russia si riscatterà con sofferenza e lavoro, ma chi è disposto a sacrificarsi per chi verrà domani, temendo che la vita sia una sola, senza la speranza di una seconda possibilità?

Tre Sorelle è un capolavoro di solitudine, di interiorità, di mancanza di speranze e di capacità di analisi di tutte le vie d’uscita dalla condizione umana, serrate da noi stessi prima che da una società che non sarà mai in grado di mettere le nostre esigenze al centro della sua affollata piazza. Partire, cambiare amore, diventare qualcuno per il mondo che verrà; germogli pronti ad appassire, lampi di speranza destinati ad essere ridimensionati dal tempo, deboli spinte sufficienti a far precipitare chi si illude osservando gli uccelli planare.

Massimo Castri mette al centro della scena un grande tavolo circolare, intorno al quale fa ruotare i personaggi in cerca di un centro di gravità che non li porti a schizzare in tutte le direzioni chiedendosi ripetutamente dove stanno andando. Mentre la tavola viene imbandita, i commensali si accomodano su valige vuote come le loro speranze di cambiamento. All’inizio dell’opera il regista mostra l’esigenza di contenere la sua fine, come la nascita contiene il concetto di morte, introducendo passeggeri in attesa di un treno che non fermerà nella stazione dove essi, quasi casualmente, aspettano. I discorsi si accavallano senza rivelare un intreccio. Le speranze si diluiscono presto in delusioni, le aspirazioni in sospiri, gli slanci in ritirate. Ogni tanto un personaggio esce dal torpore, si accanisce su un argomento che più è vuoto e più lo vede meschino al centro del nulla in cerca di niente.

La sensazione di congelamento in attesa di un sole che riscaldi l’uomo del futuro è chiara, ciò che però lascia perplessi, nell’allestimento di Castri, è il ritmo e la recitazione. Delle tre sorelle solo Olga sembra salvarsi dagli eccessi di una declamazione ondeggiante, fatta di afflati e sospiri, struggimenti alternati ad indifferenti toni. Renato Scarpa strappa un applauso indotto dalle prime parole del suo ubriaco e strombettante monologo. La follia viene espressa attraverso stereotipi esteriori, la solitudine raccontata con personaggi girati di spalle e seduti ognuno sul proprio bagaglio. La lentezza si impossessa del pubblico e lo culla alle soglie del torpore; ogni tanto un acuto, un violino, un organetto, un accenno di ballo un grido ed un “a Mosca a Mosca” ridestano l’attenzione per un attimo. Il trombone, rimasto in agguato, lestamente torna a cullare lo spettatore nell’ottocentesca carrozzina che ondeggia sul palcoscenico, avvicinandolo a Fantozzi che, senza freni, precipita nella riedizione della coeva Corazzata Potemkin.

Wednesday, October 17, 2007

Accademia di Brera - Corso per il Trienio - a.a. 2007-2008

Moliére e il Grand Siècle

Il corso sarà dedicato allo studio delle forme teatrali francesi del Grand Siècle, con particolare attenzione agli sviluppi drammaturgici e all'evoluzione delle forme sceniche attuati dai grandi autori dell'epoca: Moliére, Corneille e Racine.

Verranno analizzati i modi di rappresentazione contemporanei a questi autori, le influenze reciproche e i meccanismi dell'economia teatrale dell'epoca.

Verranno inoltre analizzate le influenze del teatro del Grand Siècle sulla drammaturgia e la messa in scena dei periodi successivi.

L’esame, orale, prevede una parte generale, per cui sarà richiesta, imprescindibilmente, la conoscenza dei seguenti testi, che vanno studiati nella loro completezza:

  • Cesare Molinari - Storia del teatro - Laterza, Roma-Bari ed. disponibile
  • Victor Turner - Dal rito al teatro - Il Mulino, Bologna 1986
  • Francesco Fiorentino - Il ridicolo nel teatro di Molière - Einaudi, Torino 1997
  • Anonimo del XVII secolo - La famosa attrice - Adelphi, Milano 1997
  • Una dispensa contenente una miscellanea di testi
  • Molière - Le preziose ridicole - Don Giovanni - Tartufo - ed. disp.
Un testo a scelta tra i seguenti:
  • Victor Turner - Antropologia della performance - Il Mulino, Bologna 1993
  • Northrop Frye – Anatomia della Critica - PBEinaudi, Torino 1969
  • Erving Goffman – Il rituale dell’interazione - Il Mulino, Bologna 1994
  • Erving Goffman – La vita quotidiana come rappresentazione - Il Mulino, Bologna 1997
  • Johan Huizinga – Homo Ludens – Einaudi, Torino 1973
  • Jean Caillois – I giochi e gli uomini: la maschera e la vertigine – Bompiani, Milano 1981
  • Louis Jouvet – Elogio del disordine – La casa Usher, Firenze 1994
  • Cesare Molinari – L’attore e la recitazione - Laterza, Roma-Bari 1998
  • Dario Fo – Manuale minimo dell’attore - Einaudi, Torino 1997
  • Arnaldo Momo – La carriera delle maschere – Marsilio, Venezia 1992
  • Nicola Fano – Le maschere italiane - Il Mulino, Bologna 2001
  • Guido Paduano – Il comico - Il Mulino, Bologna 1999

Per gli studenti che lo desiderino, la parte a scelta può essere sostituita da una tesina la cui valutazione sarà sommata a quella dell’esame.

La tesina deve constare da 5 alle 10 cartelle (1 cartella = 30 righe da 60 battute l’una), e va consegnata entro un mese prima della data prescelta per sostenere l'esame.

Non saranno presi in considerazione lavori di lunghezza inferiore o superiore a quella indicata.

È inoltre richiesta la visione e l’analisi di almeno uno spettacolo teatrale della stagione in corso (struttura drammaturgica, scenografia, materiali paratestuali).

All'esame sarà richiesta:

  1. la conoscenza della storia del teatro dalle origini ai giorni nostri
  2. una parte relativa al corso svolto
  3. l'analisi di uno spettacolo teatrale della stagione in corso

Per chiarimenti e comunicazioni alla docente, si prega di contattarla via e-mail all'indirizzo: chiaragua@portugalmail.com

Friday, January 19, 2007

ALL'IMPROVVISO PAURA E RISO

Martedì 23 gennaio 2007 ore 15.00 - 17.30
presso il Teatro dell'Arte
conferenza

L'incontro si propone di presentare i diversi modi di riproprorre oggi in Italia la nostra più grande tradizione teatrale italiana, quella della commedia dell'arte, e in particolare di illustrare il lavoro fatto per "riscrivere" il canovaccio di Biancolelli /Le festin de pierre/.

Dal dopoguerra ad oggi in Italia vi sono stati numerosi recuperi della commedia dell'arte in teatro, a partire dallo storico /Servitore /di Strehler, che ha dato luogo a un proliferare di esperienze tanto da poter parlare di “scuola milanese”.

Parallelamente a questa è ormai tempo di parlare di “scuola veneziana”, grazie a mezzo secolo di attività che ha come sua matrice dapprima il recupero universitario e letterario di Ruzante (De Bosio, Zorzi, Sartori), quindi l'Avogaria di Giovanni Poli e infine il TAG di Carlo Boso, che prosegue oggi in diverse esperienze, pedagogiche e artistiche, fra cui la principale erede è appunto “Pantakin”. La principale differenza fra le due scuole sta nell'’improvvisazione come fonte di scrittura: mentre la lezione di Strehler resta pur sempre una lezione di grande regia applicata ad un testo compiuto, l'esperienza veneziana è caratterizzata da un percorso parallelo di “scena e pagina,” improvvisazione e scrittura: di rigenerazione di canovacci goldoniani (e ora francesi) dimenticati, di collazione e contaminazione di linguaggi, di trasmissione dell'esperienza d'attore da artista ad artista, ma anche dall'orale allo scritto.

Roberto Cuppone

Docente di Elementi di Storia dei Generi Teatrali Popolari e

Elementi di Storia del Teatro Medievale e Rinascimentale Università di Ca’ Foscari, Venezia/TARS


Ingresso Libero

Si prega di confermare allo 02 881298 promozione@teatrocrt.it

Wednesday, January 03, 2007

Il ventaglio - proposta di spettacolo

Il ventaglio
di Carlo Goldoni
REGIA Luca Ronconi


Teatro Strehler - Metrò Lanza


Mercoledì 24 gennaio ore 15 - 50 posti a 14,50 €

Domenica 4 febbraio ore 16 - 30 posti a 12,50 €

Un irresistibile ingranaggio comico e l'intelligente affresco di una società in
crisi: la nuova regia di Luca Ronconi porta in scena uno dei testi più
affascinanti e misteriosi del grande commediografo veneziano, Il ventaglio.

Scritta in "esilio" a Parigi, città dove Carlo Goldoni si era risolto a
emigrare, amareggiato dal continuo conflitto con il rivale Gozzi e
dall'incomprensione che le sue opere, nelle ultime stagioni, incontravano presso il pubblico veneziano, la commedia venne inizialmente redatta in francese (L'éventail) per gli artisti della Comédie Italienne.

La storia è ambientata, caso strano, in un borgo poco fuori Milano, le Case
Nuove e racconta della giovane Candida che, parlando dal balcone con l'amato
Evaristo, lascia cadere a terra un ventaglio. L'oggetto va in pezzi. Evaristo
compra un ventaglio nuovo dalla merciaia Susanna e incarica la contadina
Giannina di consegnarlo a Candida. Ne nascono equivoci a non finire: il
ciabattino Crespino e l'oste Coronato, pretendenti di Giannina, credono di
vedere in Evaristo un rivale. Candida s'ingelosisce, credendo il ventaglio
destinato non a se stessa ma a Giannina. Per ripicca promette la propria mano al barone del Cedro…

«Il ventaglio nasce dalla frustrazione di un autore che si sentiva respinto dal
contesto in cui viveva, lontano da un mondo al quale si percepiva, peraltro, già
estraneo. Non sapeva, forse, più capire quale fosse il "suo" mondo - afferma
Luca Ronconi - Le motivazioni che mi hanno portato a mettere in scena questa
pièce, oltre all'occasione del tricentenario goldoniano, è l'interesse verso una
commedia misteriosa, piena di segreti, trappole e rischi che m'incuriosiscono.
Il ventaglio è una metafora: un oggetto che serve "a muovere l'aria" si fracassa
in un mondo in cui l'aria non circola più. La rottura di questo inerte oggetto
provoca una tempesta emotiva all'interno di un gruppo di persone. L'equilibrio
non si ristabilirà prima che tutti i rapporti siano stati smantellati